lunedì 23 settembre 2013

Ferrovia nel degrado a Castellammare, 12 km di vergogna: amianto, rifiuti e droga. Comune diffida Trenitalia alla Procura di Torre Annunziata

Erbacce alte più di un metro, rovi aggrovigliati a lamiere arrugginite, ogni sorta di sporcizia, siringhe usate e una piccola bidonville dove, la sera tardi, alloggiano alcuni extracomunitari che vivono di espedienti. E’ questa l’istantanea a tinte fosche che giunge dall’area alle spalle delle Ferrovie dello Stato. Incuria e degrado lì, dove un tempo, passava il treno che collegava le città di Torre Annunziata, Castellammare e Gragnano: 12 chilometri di vergogna per una linea dall’alto valore storico, in quanto è stata la prima ad essere progettata in Italia ed il tratto Torre Annunziata–Castellammare di Stabia il quarto ad essere attivato (la linea infatti è il prolungamento della ferrovia Napoli – Portici). Tante tracce di sedimenti di inciviltà come pneumatici usati, sacchi di rifiuti, lastre di amianto, bottiglie, siringhe usate e chi più ne ha più ne metta. Rifiuti che spostandosi sul ramo secco che, un tempo serviva per collegare la città delle acque alla città della pasta, fanno da contorno ad una piccola bidonville dove la sera vanno a dormire alcuni extracomunitari. Lo stato in cui versa, quest’ultimo tratto di linea, soppressa al traffico passeggeri nel 2010 è ora al centro di un braccio di ferro tra cittadini, amministrazione comunale e Ferrovie Italiane. Un braccio di ferro in cui potrebbe inserirsi la Procura di Torre Annunziata chiamata in causa dall’assessorato all’Ambiente di Castellammare. E’ dell’altro giorno, a firma dell’assessore Nicola Corrado e della dirigente del settore Lea Quintavalle, la diffida alla società Trenitalia sullo stato di degrado in cui versa l’area diproprieta’ delle ex Fs e la richiesta di accertamenti alla Procura di Torre Annunziata. Lotta al degrado e sicurezza, soprattutto di sera, chiedono, invece, i passeggeri, lamentando la presenza, complice il buio, di bande di ragazzi che fanno uso di stupefacenti e arrecano fastidio ai passeggeri e agli animali, cani e gatti, che abitano lì e che della ferrovia ne sono mascotte.

domenica 22 settembre 2013

Un ringraziamento va

 a tutti i volontari che hanno partecipato stamattina alla prima delle tre giornate di Puliamo il Mondo. Dai volontari della protezione civile CEMS E ROSS, ai volontari dei gruppi Scout , ai nostri volontari di Legambiente sia del circolo Woodwardia sia del gruppo Gen, un ringraziamento a tutte le altre associazioni partecipanti ed ai singoli cittadini che ci hanno aiutato materialmente o solo " moralmente". Un ringraziamento all' amministrazione comunale e alla Multiservizi . Abbiamo pulito fino alla zona in prossimità del Palazzo del Fascio - per un totale di più di 30 sacchi raccolti tra alluminio- vetro - indifferenziato. La pulizia continuerà il giorno venerdi 27 dalle ore 9,30 e cercheremo di pulire fino alla zona del Miramare - la pulizia continuerà anche il 28 settembre. Il 28 oltre alla pulizia ci saranno diverse iniziative di informazione e sensibilizzazione ( dalle 9,30 alle 19) organizzate dalle associazioni stabiesi e parteciparanno alcune classi delle scuole elementari e del liceo Plinio Seniore. Ricordando a tutti che l' iniziativa non è una "soluzione" al problema del nostro arenile piuttosto un modo per puntare i riflettori sul problema , fare massa critica e soprattutto consolidare la collaborazione tra associazioni e tra queste ultime e l'amministrazione cittadina - vi invitiamo a partecipare e perchè no anche a divertirvi ! Buona domenica dal circolo Legambiente Woodwardia

sabato 21 settembre 2013

ATTIVITA' DI PULIZIA DOMANI 22 SETTEMBRE

Dalle ore 9,30 alle 13 : attività di pulizia dell' arenile e scerbatura dell' area aiuola del monumento del Canottiere - operazioni coordinate dai repartii di protezione civile ROOS e CEMS con la partecipazione di gruppi scout e dei volontari delle altre associazioni/comitati partecipantii. L' invito a partecipare alla pulizia è rivolto a tutti i cittadini/e : necessarie scarpe comode , guanti e tanta buona volontà

Il Mattino 20/09/2013

Castellammare. Discariche abusive per sette anni. A discapito del dissesto idrogeologico e delle frane che si sono susseguite. L'ultima nel settembre dell'anno passato. Si tratta delle le briglie, o vasche, di contenimento del monte Faito che per sette anni, sono state piccoli depositi per spazzatura di ogni genere. Una condizione che ne ha impedito il corretto funzionamento facilitando le frane ed i crolli sul tratto iniziale della Statale Sorrentina, via Panoramica. L'allarme lanciato da Legambiente, precisamente dai ragazzi del circolo Woodwardia, a quanto pare quest'anno non è rimasto solo su carta protocollata. Dopo essersi rivolti all'assessore all'ambiente Nicola Corrado, quest'ultimo ha sollecitato gli organi preposti per provvedere alla prevenzione delle frane. "Mi sono recato personalmente in Regione a Napoli dall'assessore Edoardo Cosenza e dopo incontri ho ottenuto la pulizia dell'ultima briglia di contenimento, quella di via Panzanelle che è anche la più grande - ha spiegato l'assessore Nicola Corrado -. Erano sette anni che non si provvedeva a quella briglia, in queste ore i tecnici del genio civile di Napoli sono al lavoro". L'allarme del circolo stabiese di Legambiente era scattato nelle settimane scorse, dopo alcuni sopralluoghi che il gruppo effettua costantemente per monitorare, il più possibile, la situazione del parco dei Monti Lattari. I giovani avevano notato tronchi d'albero sradicati e rifiuti d'ogni genere che riempivano l'ultima briglia. "Lo scopo delle briglie disposte sul costone del monte è quello di rallentare il flusso dell'acqua - spiega Alessandro Aprea, ingegnere e componente del comitato scientifico del circolo Castellammare-Gragnano Legambiente Woodwardia -. Se le briglie sono colme di rifiuti o di vegetazione, l'acqua piovana scavalca le vasche e provoca la saturazione del terreno che perde la forza di coesione trasformandosi in fango che, inevitabilmente, cade a valle trascinandosi tutto quello che trova sul suo percorso". Così i tecnici della Regione ieri mattina, sempre su sollecitazione dell'assessore comunale Corrado, avrebbero provveduto anche ad effettuare un monitoraggio delle altre vasche di contenimento; l'obiettivo è quello di provvedere ad eventuali altre opere di manutenzione. Ma l'sos lanciato dal circolo Woodwardia di Legambiente, impegnato anche a livello nazionale nella campagna di prevenzione contro il dissesto idrogeologico, va oltre la semplice pulizia: "Occorrono delle opere di ingegneria naturalistica - continua Aprea - la prevenzione idrogeologica con le infrastrutture idrauliche nei bacini naturali è importantissima per evitare frane. Inoltre se venisse messo a bilancio dalla Regione una finanziaria del genere, per l'emergenza in cui ci troviamo, l'Ente riuscirebbe a spendere subito questi fondi e a far girare l'economia dell'ambito ingegneristico e geologico permettendo anche a molti giovani di non scappare fuori per lavorare". E lanciano poi una provocazione: "Vogliamo invitare i politici a non mettere in dubbio la stabilità del Governo, ma mettiamo in dubbio la stabilità del terreno e preoccupiamoci di quella". Maria Elefante

giovedì 19 settembre 2013

Terra dei Fuochi, Buonomo: "Dichiarazioni del pentito? Non ci meravigliano. In corso un ecocidio"

Parla il presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo: "Le dichiarazioni di questi giorni non ci meravigliano. Noi l'abbiamo denunciato nel 94. Che la magistratura faccia il suo corso"






La Terra dei fuochi, discariche abusive che bruciano senza fine e avvelenando l'ambiente e minacciando la salute della popolazione. Un vero e proprio ecocidio.
Quando spegneremo questi roghi, veri e proprio inceneritori delle Ecomafie?
I numeri e le storie in un dossier ->http://bit.ly/187TYBT
Da qui, un territorio che vuole rimettersi in piedi, partiremo questo fine settimana con #Puliamoilmondo




martedì 17 settembre 2013

Trovati fusti tossici a Casal di Principe

Legambiente: “C’è chi paga con la vita il prezzo di queste attività criminali e chi si si arricchisce e di bonifiche nemmeno l’ombra”. Domani a Roma Legambiente presenta un dossier bilancio degli ultimi dieci anni del disastro ambientale provocato dalla gestione illecita dei rifiuti nella “terra dei fuochi” in Campania.
“Una Campania disseminate di bombe inquinanti dove c’è chi paga con la vita il prezzo di queste attività criminali e chi si si arricchisce, a cominciare dalla camorra, ma non solo. Davanti a questo ecocidio, davanti a quel inferno di pattume siamo all’anno zero e di bonifiche nemmeno l’ombra. E’ ora di decidere da che parte stare: la bonifica è prioritaria, primo punto non piu’ rinviabile dell’agenda politica dove senza piu’ alibi devono essere individuati tempi, risorse e modalità d’intervento per le attività di messa in sicurezza e bonifica”.
In una nota Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania su ritrovamento fusti tossici a Casal di Principe.
E domani mercoledì 18 settembre presso la sede Rai di Roma, in occasione della Conferenza stampa per la presentazione di PULIAMO IL MONDO 2013, la più grande iniziativa internazionale di volontariato ambientale Legambiente presenterà un bilancio degli ultimi dieci anni del disastro ambientale provocato dalla gestione illecita dei rifiuti nella “terra dei fuochi” in Campania.

sabato 14 settembre 2013

Goletta Verde, depurazione ancora in crisi

I risultati del monitoraggio scientifico: 19 campionamenti su 31 risultati fuorilegge. Nessuna delle province che affaccia sulla costa indenne dai problemi di trattamento dei reflui che finiscono in mare. E nel 2012 oltre la metà dei controlli Arpac sugli impianti non è risultato a norma. A Napoli oltre i limiti di legge i prelievi alla foce del canale a “Mappatella Beach” e a San Giovanni a Teduccio, alla foce dell’alveo Volla. Legambiente: “Si vogliono investire oltre 500 milioni di euro senza una adeguata strategia. È il momento invece di affrontare seriamente quella che resta una delle principali emergenze di questa regione”.
conferenzaLa depurazione dei reflui resta una priorità per la Campania: ben 19 punti sui 31 monitorati da Goletta Verde hanno evidenziato la presenza di scarichi non trattati adeguatamente con presenze di valori di Escherichia coli e enterococchi intestinali al di sopra dei valori consentiti dalla normativa vigente. Per quattordici di questi il giudizio è stato di “fortemente inquinato”. Un quadro a tinte fosche che non risparmia nessuna delle tre province che si affacciano sulla costa tirrenica: Napoli, Caserta e Salerno. Una sfida, quella della depurazione, che la Campania non risulta ancora essere pronta ad affrontare nel modo giusto, nonostante si accinga ad investire oltre 500 milioni di euro proprio per la tutela delle acque. A preoccupare è quindi lo stato della depurazione: oltre la metà dei controlli sugli impianti, realizzati nel 2012 dall’Arpac, (il 57 per cento) è risultato non conforme. Legambiente chiede quindi alla Regione di attivarsi immediatamente per avviare  i servizi idrici integrati.
È questa la fotografia scattata da Goletta Verde, la celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che ha fatto tappa in Campania oltre che per verificare lo stato di salute del mare, anche per puntare l’attenzione sulla cementificazione delle coste e il consumo di suolo. L’istantanea regionale sulle analisi dell’equipe di biologi di Legambiente, è stata presentata questa mattina, in conferenza stampa a Napoli, presso la sede di Legambiente Campania, da Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente e portavoce di Goletta Verde; Anna Savarese e Giancarlo Chiavazzo, rispettivamente vicepresidente e responsabile scientifico di Legambiente Campania.
L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde è quello di individuare i punti critici di una regione, analizzando il carico batterico che arriva in mare dalle foci dei fiumi. Anche nel caso della Campania, dunque, l’attenzione è stata focalizzata soprattutto alle foci, così come sugli scarichi non depurati, senza però tralasciare tratti di spiaggia “sospetti” segnalati dai cittadini, attraverso il servizio Sos Goletta, o dai circoli locali di Legambiente. Goletta Verde, è bene ribadirlo, effettua un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali. È evidente, però, che i punti critici evidenziati dai nostri monitoraggi sono significativi e meritano un approfondimento da parte delle amministrazioni competenti per individuarne le cause e risolvere il problema.
“Il monitoraggio eseguito dai tecnici di Legambiente in Campania ha messo in evidenza la presenza di scarichi non depurati provenienti sia dai centri costieri che da quelli dell’entroterra  che giungono a mare attraverso le foci dei fiumi – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente –. A ciò va aggiunto che manca ancora oggi l’atto legislativo regionale di riorganizzazione dei servizi idrici che lo Stato ha demandato alle regioni con la soppressione degli Enti d’Ambito Territoriale Ottimale al 2012. Ciò implica una estrema incertezza riguardo a quelli che dovranno essere gli assetti delle gestioni dei servizi idrici e con essi dei sistemi di depurazione. Occorre quindi un’azione decisa della Regione da attuare in sinergia con enti e amministrazioni locali, associazioni e cittadini, per imprimere una svolta nella compiuta organizzazione e gestione del sistema di depurazione delle acque affinché sia preservato il nostro mare”.
“La Regione Campania ha previsto importanti iniziative per far fronte ai problemi della depurazione con la programmazione di interventi per oltre 500 milioni di euro – dichiarano Anna Savarese e Giancarlo Chiavazzo, vicepresidente e responsabile scientifico di Legambiente Campania – Restano tuttavia forti perplessità per il fatto che questa programmazione avviene al di fuori di un adeguato quadro di conoscenza della consistenza e della funzionalità delle infrastrutture di servizio (reti fognarie, collettori, depuratori) necessarie, mancando tra l’altro gli strumenti fondamentali costituiti dal Piano di Tutela delle Acque e per i servizi idrici dai Piani d’Ambito Territoriale Ottimale, oramai obsoleti in quanto mai aggiornati da oltre un ventennio. Il rischio, quindi, è che a fronte della disponibilità di ingenti risorse si proceda senza una azione consapevole di sistema. Per questo chiediamo alla Regione di avviare da subito una coerente strategia di attivazione dei Servizi Idrici Integrati”.

Ecco nel dettaglio i risultati del monitoraggio scientifico di Goletta Verde.
I prelievi e le analisi di Goletta Verde vengono eseguiti dalla squadra di biologi di Legambiente che anticipa il viaggio dell’imbarcazione. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e vengono determinati inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori.
Su diciassette campionamenti effettuati in provincia di Napoli, otto sono risultati con cariche batteriche oltre i limiti stabiliti dalla legge. A partire dalla città capoluogo di regione dove sono stati giudicati “fortemente inquinati” i campioni prelevati in via Lungomare Carocciolo, alla foce del canale a “Mappatella Beach” e a San Giovanni a Teduccio, alla foce dell’alveo Volla. Fortemente inquinati anche i due prelievi effettuati a Pozzuoli: il primo in località Lido di Licola, alla foce del canale di Licola, e il secondo presso lo scarico del depuratore di Cuma, in località Promontorio di Cuma. Stesso giudizio per i prelievi a Ercolano alla foce Lagno Vesuviano, a Castellammare di Stabia alla foce del fiume Sarno) . Inquinato, invece, il giudizio per il campionamento a Torre del Greco, nei pressi della spiaggia della litoranea, via ponte Gatta. Entro i limiti di legge gli altri campionamenti effettuati nei comuni di Bacoli (nei pressi del Lago di Fusaro, alla foce del canale di collegamento a mare del lago); a Portici (località ex bagno Rex, nei pressi della spiaggia antistante via Camaggio); a Torre Annunziata (nei pressi della spiaggia antistante viale Marconi); a Vico Equense (località Torre Seiano, nei pressi della spiaggia in via Murrano/via Torretta) e a Sorrento (località Marina Grande, nei pressi della spiaggia di via del Mare). Due i prelievi a Barano d’Ischia, uno dei quali fortemente inquinato, cioè quello alla foce del torrente Olmitello); nessun problema, invece, alla spiaggia dei Maronti. Ancora, sono risultati con inquinanti entro i limiti di legge i prelievi a Ischia porto (località la Mandra, spiaggia dei pescatori);  a Forio (località zona Spinesante, presso spiaggia la Chiaia) e a Procida (nei pressi della spiaggia a sinistra del braccio del porto).
Tre i punti monitorati in provincia di Caserta. Fortemente inquinati i campioni prelevati nel comune di Mondragone: il primo alla spiaggia a 50 metri a sinistra della foce del fiume Fiumarelle, in via Lungomare Vespucci a Mondragone e il secondo alla foce del torrente Savone. A Castel Volturno il giudizio è confermato per il prelievo effettuato nei pressi della foce del fiume Regi Lagni.
Situazione ugualmente critica in provincia di Salerno, dove sono risultati fuorilegge otto campionamenti sugli undici eseguiti. Due i prelievi effettuati nella città capoluogo, uno dei quali risultato fortemente inquinato (alla foce del fiume Irno in via Lungomare Tafuri). Entro i limiti di legge la carica batterica riscontrata, invece, nei pressi della spiaggia di via Mantegna. A Pontecagnano i due prelievi effettuati hanno superato la soglia di batteri consentita dalla legge. Per il primo campionamento (effettuato in via Mare Jonio, Lungomare Magazzeno, alla foce del torrente Asa) il giudizio è stato di “fortemente inquinato”; per il secondo (alla foce del fiume Picentino) di “inquinato”. Stessa situazione per i due prelievi effettuati a Capaccio: fortemente inquinato il campione prelevato alla foce del fiume Sele; inquinato quello alla foce del fiume Capodifiume. A Battipaglia oltre i limiti (giudizio “inquinato”) la cariche batteriche delle acque prelevate alla foce del canale scarico di idrovora, in località Lido Lago. Fortemente inquinato, invece, il prelievo alla foce del fiume Solofrone nel comune di Agropoli. Due, i prelievi a Castellabate, entrambi in località Ogliastro Marina, uno “fortemente inquinato” (quello alla foce del Rio Arena) e uno entro i limiti (alla spiaggia di via Falcone). Nessun problema, infine, riscontrato nel prelievo effettuato in mare a Marina Grande di Amalfi, all’altezza della Torre Saracena.
A preoccupare sono anche i dati sulla efficacia dei sistemi di depurazione elaborati da Legambiente e desumibili dagli esiti dei controlli svolti dall’Arpac che evidenziano forti carenze, tanto da far includere diversi comprensori campani nel novero di quelli che nel 2009 hanno portato l’Italia ad incorrere nella procedura di infrazione comunitaria e alla successiva condanna nel 2012 per il mancato o non corretto adeguamento (nei termini e nei tempi previsti dalla Direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane) dei sistemi di raccolta e trattamento degli scarichi. Dallo studio  si evince infatti che in Campania risultano operativi un numero estremamente elevato di impianti, oltre 500, ma solo meno della metà di questi è stata sottoposta a controlli dall’Arpac. Altrettanto grave che il numero di controlli effettuati è inferiore al numero di controlli stabiliti dalla legge e che il dato relativo ai controlli “non conformi” risulta straordinariamente elevato, a testimonianza della sussistenza di problemi di ordine sia strutturale sia gestionale, che a loro volta vanno ricondotti a una mancata riorganizzazione e governance dei servizi idrici.
In Campania nel 2012, secondo lo studio di Legambiente, il 57 per cento dei controlli agli impianti di depurazione sono risultati non conformi. La situazione più critica nel Casertano, dove si arriva al 71 per cento di controlli non a norma. A seguire Napoli con il 59 per cento, Benevento con il 43 e Salerno 42 (il dato di Avellino non è disponibile in quanto non trasmesso da parte del dipartimento provinciale Arpac).

giovedì 5 settembre 2013

Fiume Sarno, Legambiente boccia il “Grande progetto”

Legambiente: “Rilevanti lacune con il rischio di dare il via a nuova ondata di cemento“liberando”
dai vincoli idrogeologici oltre 8 kmq di territorio”. Legambiente Campania ha presentato le proprie osservazioni alla Regione Campania.
“Una progettazione che presenta rilevanti lacune e che, pur partendo da una più che condivisibile assunzione di intenti, rischia paradossalmente di peggiorare una già grave qualità ecologica del fiume Sarno. Interventi che potrebbero inoltre dare il via a una nuova ondata di cemento, visto che con la realizzazione del Grande Progetto saranno “liberati” dai vincoli idrogeologici oltre 8 Kmq di territorio che potranno divenire oggetto di nuova edificazione e quindi di ulteriore consumo di suolo”.
Così Michele Buonomo e Giancarlo Chiavazzo, rispettivamente presidente e responsabile scientifico di Legambiente Campania commentano il Grande progetto “Completamento della riqualificazione e recupero del fiume Sarno”, attualmente in fase di Valutazione d’Impatto Ambientale, proposto dall’Arcadis, l’agenzia regionale per la difesa del suolo in Campania. Legambiente Campania ha presentato le proprie osservazioni alla Regione Campania chiedendo di apportare al Grande progetto gli opportuni correttivi per rendere gli interventi effettivamente coerenti con il quadro dei riferimenti normativo- programmatici comunitario e nazionale.
“Il Grande progetto prevede interventi complessivi per 217 milioni di euro a valere sui fondi europei FESR,e dovrebbe rappresentare un’occasione unica per arrivare finalmente a riqualificare l’area del bacino del Sarno e ridurre le continue esondazioni che affliggono la popolazione – prosegue Buonomo –. Siamo però nuovamente di fronte a una inadeguata programmazione regionale. Si tenta, insomma, per l’ennesima volta di concretizzare l’opportunità di accesso ai benefici economici dei fondi europei a discapito della auspicata,indispensabile, priorità nella individuazione delle scelte più efficaci, efficienti e sostenibili in termini ambientali, sociali ed economici di un territorio”.
“I principi riportati nella documentazione del Grande Progetto più che condivisibili – conclude il responsabile scientifico di Legambiente Campania –, tuttavia, non si traducono poi in interventi concreti. Dalla disamina della documentazione, infatti, gli approcci effettivamente adottati non rilevano alcuna attenzione agli effetti degli interventi previsti sullo stato ecologico del fiume Sarno. Mentre è evidente che gli interventi che interessano estensivamente gli alvei risultano palesemente inadeguati a migliorare o addirittura peggiorano una già disastrosa qualità ecologica del corso d’acqua. Infine, sebbene la realizzazione del Grande Progetto non abbia significativi effetti diretti sul consumo di suolo, c’è da prestare la massima attenzione sugli effetti previsti da tali interventi che, secondo quanto prospettato da Arcadis, consentirebbero lo svincolo di oltre 8 Kmq di territorio attualmente in R3/R4 (alto rischio) facendoli diventare potenzialmente oggetto di nuova edificazione in un’area già sottoposta ad un eccessivo carico insediativo”.


martedì 3 settembre 2013

Mostra fotografica " IL LUNGOMARE STABIESE TRA RICORDI, DEGRADO E SPERANZE "

Il circolo Legambiente Woodwardia ha intenzione di allestire una piccola mostra fotografica che rappresenti l' involuzione del nostro lungomare dai fasti di 50 anni fa al degrado odierno comprendendo anche fotografie simpatiche (e che diano speranza).

Puoi AIUTARCI inviandoci fotografie su tali tematiche tramite il nostro profilo facebook o tramite l' indirizzo email circolowoodwardia@hotmail.com -

A margine delle fotografie sarà indicato il nome dell' autore/ice ed una breve descrizione.

La mostra sarà allestita in occasione di Puliamo il mondo che si terrà sabato 28 settembre presso l'arenile stabiese e sarà esposta anche successivamente (integrata con ulteriori foto) per altri eventi pubblici.

Considerando che le spese di stampa delle fotografie sono a nostro carico chiediamo la collaborazione di uno o più studi fotografici per uno sconto sulla stampa in cambio di pubblicità nell' esposizione della mostra.

* In caso di fotografie appartenenti ad archivi privati o studi fotografici è necessaria un' apposita liberatoria che autorizzi all' uso pubblico delle fotografie d'autore.