Sono questi, in sintesi, i risultati delle indagini condotte da Goletta del Sarno, una campagna di monitoraggio del fiume Sarno promossa da Legambiente Campania e realizzata da Leonia – circolo Legambiente Valle del Sarno in collaborazione con la rete dei circoli Legambiente del Bacino del Sarno e il supporto tecnico della aziendaHach.
“Goletta del Sarno conferma anche quest’anno le criticità già evidenziate in passato, purtroppo una situazione molto critica già a partire dalle sorgenti. È sempre più urgente una politica integrata, che partendo dal pieno coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, economici e sociali del territorio, possa controvertire lo stato diffuso di degrado ambientale – affermano Giancarlo Chiavazzo e Luca Pucci, rispettivamente responsabile scientifico e componente del direttivo di Legambiente Campania -. Emerge l’urgenza di ridurre non solo i prelievi, ma anche e soprattutto i carichi inquinanti, fermando i numerosi scarichi industriali e civili che ancora oggi inquinano la risorsa idrica, procedendo al contempo alla bonifica delle falde contaminate. Per fare questo è necessario non solo il completamento delle infrastrutture di servizio, ma finalmente l’attivazione compiuta dei Servizi Idrici Integrati sia sotto il profilo della gestione che dell’indirizzo e controllo. È, inoltre, necessario adottare in modo sistematico e trasversale criteri di riqualificazione fluviale che orientino qualsiasi intervento in ambito fluviale, a partire dal Grande Progetto Sarno fino alle manutenzioni che a vario titolo si realizzano. Solo attraverso un approccio integrato si potrà aumentare la resilienza del territorio e contrastare l’incessante consumo di suolo che affligge il bacino del Sarno.”
“In Europa il 22 dicembre 2015 scadrà il termine per il raggiungimento degli obiettivi ambientali di “buono stato ecologico” per tutti i corpi idrici previsti dalla direttiva quadro sulle acque. Ma continuano ad essere pochi in Italia i casi in cui si è investito sui corsi d’acqua con interventi di riqualificazione, rinaturalizzazione, prevenzione e mitigazione del rischio e insieme di tutela degli ecosistemi – aggiunge Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente -. Serve però la volontà politica perché una corretta gestione della risorsa idrica deve prevedere azioni e strumenti precisi: piani che coinvolgano tutti gli attori interessati e perseguano l’obiettivo di ridurre i prelievi e i carchi inquinanti; un’azione diffusa di riqualificazione e rinaturalizzazione dei corsi d’acqua; fermare i numerosi scarichi industriali e civili che ancora oggi inquinano la risorsa idrica e realizzare la bonifica delle falde contaminate. Occorre, infine, applicare strumenti di partecipazione adeguati come i Contratti di Fiume, che, come dimostrano le esperienze già attuate, consentono di coniugare la qualità dei corpi idrici con la mitigazione del rischio e lo sviluppo socio economico delle comunità locali”.