giovedì 28 novembre 2013

La terra che vogliamo, una nuova agricoltura per uno sviluppo diverso

Si svolgerà sabato 30 novembre alle ore 10.00, presso l’aula magna dell’Istituto Professionale dell’Agricoltura di Salerno, sito in loc. Lamia all’uscita dell’A3 di Pontecagnano, il convegno “Una nuova agricoltura per un diverso sviluppo”.
libro-croce
L’incontro, organizzato da Legambiente Campania in collaborazione con l’istituto scolastico, che rappresenta una delle realtà didattiche più attive della provincia.
Al convegno sono previsti gli interventi di operatori del settore, amministratori e rappresentanti di associazioni ambientaliste e di categoria. Tra questi, il responsabile agricoltura di Legambiente CampaniaValerio Calabrese e il presidente della stessa associazione Michele Buonomo, il presidente di Coldiretti Salerno Vittorio Sangiorgio, il presidente della CIA di Salerno Antonio Orlotti, e il consigliere del Cda di Confagricoltura Salerno Antonio Palumbo. A rappresentare i produttori il presidente della OP Alma Seges Aristide Valente e il direttore della OP Terra Orti Emilio Ferrara. Insieme a loro il direttore generale del settore Politiche agricole della Regione Campania Filippo Diasco, il consigliere per l’agricoltura del presidente della Provincia di Salerno Mario Miano e l’assessore provinciale alle politiche del lavoro Pina Esposito. Al preside del PROFAGRIAlessandro Turchi, è affidata l’introduzione; modera il direttore amministrativo dell’istituto Valerio Salvatore.
Durante l’incontro sarà presentato il volume La terra che vogliamo, il futuro delle campagne italiane, di Beppe Croce, responsabile nazionale del settore agricoltura di Legambiente, al quale saranno affidate le conclusioni del convegno.
Tra le distorsioni del sistema distributivo, un consumo di suolo che non ha uguali in Europa, le infiltrazioni della criminalità organizzata e le normative astruse, il settore agricolo sta attraversando un particolare momento di crisi. Eppure, proprio l’agricoltura può essere uno dei cardini di quella green economy che, con ogni evidenza, costituisce l’unica, duratura, partecipata via d’uscita dalla crisi in cui si dibatte il nostro paese.
La terra che vogliamo delinea la proposta di una nuova agricoltura, incentrata su una pluralità di approcci, accomunati dal rispetto della natura e del benessere di chi la vive.
«Per me, che dirigo questo Istituto da poche settimane – afferma Alessandro Turchi, preside del ProfAgri – è una ulteriore occasione per ribadire la strategicità di questa scuola in un  panorama formativo, che deve vedere necessariamente l’agricoltura, l’ambiente, l’alimentazione, come i veri temi nevralgici del futuro dei nostri territori»
«Non è un caso – afferma Michele Buonomo – se abbiamo scelto una scuola per la prima presentazione del libro in Campania, la regione che, forse più di ogni altra nel nostro Paese, ha legato il suo nome all’agricoltura, la Campania Felix, e che oggi soffre per i fatti legati alle note, tristi, vicende della Terra dei fuochi. Un istituto superiore – conclude Buonomo – che forma figure  professionali, per una nuova agricoltura, per un nuovo futuro di questo settore, strategico per l’economia del nostro Paese, fondamentale per la qualità della nostra vita e del nostro ambiente.»

giovedì 21 novembre 2013

Bray: «Le antiche ville di Stabia candidate a diventare patrimonio Unesco»



Castellammare. Le antiche ville di Stabia saranno candidate a diventare patrimonio Unesco. Lo ha annunciato ieri il ministro alla Cultura Massimo Bray rispondendo ad un'interrogazione presentata dal deputato Sel Arturo Scotto.

L'attenzione del Ministro Bray sulle ville di Stabiae e la promessa di visitarle, è nata lo scorso settembre durante la festa regionale di Sel che si tenne proprio a Castellammare. L'obiettivo di Scotto e dei comitati è quello di preservare e rilanciare quelle ville che hanno fatto emergere le collezioni Otium Ludens e In Stabiano, giudicate tra le più belle al mondo.

"Nell'ambito dell'attività di redazione del nuovo piano di gestione del sito Unesco delle aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata - ha scritto Bray rispondendo all'interrogazione di Scotto - si è avanzata la proposta di estendere l'area cuscinetto del sito che permettesse di tutelare il rapporto visivo delle città con il Vesuvio e il mare inserendo Stabiae".

Ad impegnarsi per le antiche ville, come spiega Arturo Scotto sono stati soprattutto i giovani volontari del circolo Legambiente Woodwardia che hanno organizzato visite culturali. "Dai loro dati è emerso che l'area archeologica di Castellammare è praticamente sconosciuta ai flussi turistici di massa, e che giudizi pesantemente negativi sono stati espressi relativamente ai servizi di accoglienza e pulizia del sito, oltre che all'accessibilità come la segnaletica stradale e il mancato servizio di trasporto pubblico - commenta Arturo Scotto, deputato e segretario regionale di sinistra ecologia libertà - Esprimo dunque grande soddisfazione per la scelta del ministro Bray perché l'inserimento di Stabiae nel sito Unesco ci consente di programmare finalmente uno sviluppo a guida pubblica dell'immenso patrimonio archeologico di Stabiae e a rilanciare in chiave turistica l'area di Varano".




http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CULTURA/ville-di-stabia-bray-patriomonio-unesco/notizie/366197.shtml



domenica 17 novembre 2013

Le rotte della Terra dei Fuochi


In 22 anni di Rifiuti Spa si è scritto il primo “Dizionario dell'ecocidio nella Terra dei Fuochi”. Dietro ogni singola voce del dizionario dell'ecocidio c'è un' inchiesta contro la “Rifiuti Spa” targata Campania, con rotte illegali che partono da ogni dove e trovano la loro meta finale sempre e solo nella Terra dei fuochi. Nomi fantasiosi ma evocativi: Adelphi, Agricoltura Biologica, Arcobaleno, Avolio+19, Black Hole, Caronte, Carte False, Casper, Cassiopea, Chernobyl, Dirty Pack, Dirty Island, Dred, Dry Cleaner, Eco, Ecoboss, Ecoservice, Econox, Eldorado, Eurot, Falena, Giudizio Finale, Humus, Houdinì, Macchia d'olio, Madre Terra (articolata in 2 fasi), Marco Polo, Marea Nera, Matrix, Mazzettus, Mosca, Nerone, Nolo, Old Iron, Oro Rosso, Paccotto, Partenope, Quattro Mani, Re Mida (articolata in 3 fasi), Resa, Rompiballe, SOA, Terra dei Fuochi, Terra Mia, Toxic Country, Tre Ruote, Ultimo Atto Carosello. Nomi in codice dati dagli inquirenti, coordinati principalmente da procure campane, per provare a rendere leggibili procedimenti complessi e articolati, centinaia di migliaia di pagine di atti giudiziarie che volta per volta hanno tentato di inchiodare pezzi importanti delle holding criminali cementate dal business della monnezza. Per raccontare con i numeri l'ecocidio in atto nella Terra dei fuochi, dal 1991 al 2013 siamo riusciti a censire ben 82 le inchieste per traffico di rifiuti che hanno incanalato veleni da ogni parte d’Italia per seppellirli direttamente nelle discariche legali e illegali della Terra dei fuochi, gestite della criminalità organizzata casertana e napoletana; inchieste concluse con 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce, coinvolgendo ben 443 aziende: la stragrande maggioranza di queste ultime con sede sociale al centro e al nord Italia. Una vera invasione di veleni dal centro-nord alla Terra dei Fuochi, assegnando alla Campania , un tempo Felix, il ruolo, certo non voluto, di «pattumiera d’Italia». In questo ventennio , lungo le rotte dei traffici illeciti, è viaggiato di tutto: scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, polveri di abbattimento fumi, morchia di verniciatura, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica. E ancora rifiuti prodotti da società o impianti, noti nel panorama nazionale, come quelli di petrolchimici storici del nostro Paese: i veleni dell'Acna di Cengio, i residui dell’ex Enichem di Priolo, i fanghi conciari della zona di Santa Croce. Un mix di veleni micidiali. Tanti. In questi 22 anni sono stati smaltiti, riversati nella Terra dei Fuochi, tra la provincia di Napoli e di Caserta ,circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie. Un tir, secondo gli inquirenti, è in grado di trasportarne 25 tonnellate alla volta. Circa 410.905 camion carichi di rifiuti hanno attraversato mezza Italia terminando il loro tragitto nelle campagne del napoletano e nelle discariche abusive del casertano. Soltanto l’inerzia diffusa delle istituzioni, la «disattenzione» di chi doveva controllare,e una fitta rete di collusioni e omertà possono aver consentito «l’invisibilità» di una colonna di decine di migliaia di tir. In questo quarto di secolo sulle autostrade d’Italia e poi verso le rotte della Terra dei Fuochi è viaggiato di tutto: non c’è tipologia di rifiuto che possa sfuggire alle mire degli ecocriminali del nostro paese.
Le 82 indagini raccolte e monitorate da Legambiente comprendono sia quelle realizzate prima dell’entrata in vigore del delitto di traffico organizzato di rifiuti sia quelle successive all’approvazione, nel 2001 di quello che era l’art.53 bis del decreto Ronchi e oggi è l’art.260 del cosiddetto Codice dell’ambiente (Dlgs 152/2006) con cui viene sanzionata l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti. Ancora oggi, nei fatti, l’unico delitto ambientale. Inchieste, tutte, che cominciano a mettere il naso nella gestione della monnezza alla fine degli anni Ottanta per arrivare fino ai nostri giorni, dando l’esatta dimensione, oggi, dell’immane disastro cagionato alle province di Napoli e Caserta sull’altare del dio-denaro. Indagini che, soprattutto nella prima fase - cioè fino a metà degli anni Novanta - sono la fotocopia l’una dell’altra, con gli stessi nomi, le stesse aziende, gli stessi siti di smaltimento e le stesse targhe dei camion. E che prima dell’entrata in vigore del “delitto di traffico organizzato di rifiuti” sembrano fare solo un buco nell’acqua, dovendosi gli inquirenti confrontare con un quadro legislativo che prevedeva solo reati di natura contravvenzionale, con pene blande e che si prescrivevano nel breve volgere di una manciata di anni, lasciando i principali responsabili sistematicamente liberi di continuare a muoversi come niente fosse. Non sono mancate alcune eccezioni, come l’operazione Adelplhi, della procura di Napoli, nata nel 1992 grazie alle dichiarazioni del boss pentito Nunzio Perrella (il primo a descrivere il sistema ecomafioso in Campania), con decine di arresti per corruzione e associazione a delinquere di stampo mafioso, conclusa però con poche condanne e senza che i giudici riconoscessero il 416 bis; l’inchiesta messa a segno dall’allora Procura presso la pretura di Roma, nel 1994, con arresti e successive condanne per truffa, relativa agli appalti di raccolta e smaltimento di rifiuti in numerosi Comuni della provincia di Roma; l’operazione Cassiopea, della procura di Santa Maria Capua Vetere, una delle prime in cui venne contesto il disastro ambientale, anche questa finita in prescrizione dopo un travagliatissimo iter giudiziario. Per questo capita che i magistrati ricomincino sempre da dove si erano fermati, aprendo nuovi fascicoli per trovare gli stessi protagonisti e ricominciare d’accapo la partita, almeno fino al 2001.
Ottantadue inchieste che in questi 22 anni raccontano, in definitiva, di un sistema criminale mafioso-imprenditoriale che s’è potuto muovere agevolmente grazie alla protezione e complicità di una rete di colletti bianchi, uomini politici, funzionari pubblici, massoni e faccendieri di ogni risma. Un sistema ecomafioso, come l’ha definito Legambiente a partire dal 1994, che ha fagocitato ogni cosa e creato le premesse per l’accumulazione di un potere economico che ha inquinato ogni aspetto del vivere civile di quei territori. Si aprono le danze con le discariche autorizzate, presto trasformate in buchi neri aperti a tutto, illegalmente, in mano a società diventate famose nelle carte processuali e nelle dichiarazioni di ex boss, come Dario De Simone o Gaetano Vassallo, come la Novambiente (di proprietà di quest’ultimo) proprietaria delle discariche in località Schiavi e San Giuseppiello, o la Setri (poi Resit) di Cipiriano Chianese, la cava Giuliani, solo per citarne alcune. Discariche che fanno anche da schermo a veri e propri smaltimenti illegali, ovunque capiti: dai laghetti del litorale donmizio flegrego ai cantieri per la costruzione degli assi viari che attraversano le province di Napoli e Caserta. A far arrivare i rifiuti provvedono società commerciali, quelle gestite dai broker del sistema, come la Ecologica 89 di Gaetano Cerci (in realtà in mano ai Bidognetti/Perrella), la Tras.fer.mar di Ferdinando Cannavale di La Spezia, l’Etruria Ambiente di Luca Avolio, la Pool ecologia di Luigi Cardiello. Ma non mancano, come dimostreranno altre inchieste, con i relativi processi e condanne, anche società che fanno presunte attività di trattamento, come la R.F.G di Generoso Roma. Quelli fatti a partire dal 2008 da Vassallo, vale la pane ricordarlo, sono quasi sempre gli stessi nomi, compreso il suo, già contenuti nei dossier che Legambiente comincia a produrre ben 14 anni prima, con la “Rifiuti spa”. Senza che accada sostanzialmente nulla.
Vassallo conferma, insomma, quello che era già stato denunciato da circoli locali del Cigno e associazioni ambientaliste prima della sua collaborazione: nelle discariche in mano alla camorra in quel fazzoletto di terra tra le province di Napoli e Caserta, la Terra dei fuochi, hanno scaricato migliaia di aziende, oltre che campane provenienti da ogni parte d’Italia. Anche in questo caso, al di là delle eventuali responsabilità penali, peraltro difficili da contestare a distanza di così tanti anni, l’elenco delle società, sia di produzione diretta che, di nuovo, di brokeraggio contenuto nelle relazioni e nelle perizie che accompagnano i processi in corso, offre uno spaccato significativo del territori di origine dei rifiuti: la Del.ca, la Italrifiuti e la Vanni di Lucca, la Di Puorto di Torre del Lago (Lu), la 3F. Ecologia di Porcari (Lu) la Ideco di Pisa, la Zavagli e la S.C.M di Pistoia, la Recuperi Carnevale di Velletri, la Ecolmaci di Cisterna di Latina, la Acna di Cengio (Sv), la Siser di Generoso Roma, la ditta Nocera di Nettuno, e poi svariate industrie conciarie toscane e piemontesi. Sulla carta i rifiuti speciali e pericolosi raccolti da queste e da altre società dovevano finire in impianti autorizzati. O perlomeno questo c’era scritto sulle bolle di accompagnamento. La realtà, come sappiamo, è stata ben diversa. Dalle fine degli anni Ottanta cominciano a riempirsi di veleni di ogni tipo le cave, i campi agricoli, i cantieri (come l’Asse mediano e relativi svincoli, o la superstrada, compresa la terza corsia, che va da Pozzuoli a Nola, il litorale Domitio Flegreo), i Regi Lagni, i corsi d’acqua, le aree abbandonate, i tombini per acque piovane: insomma, di tutto. Centinaia, migliaia di discariche illegali dove si scarica a cielo aperto, spesso mischiando terra e rifiuti. Con pale meccaniche si sotterra, si copre tutto e magari si costruisce sopra. Un ciclo perfetto di criminalità ambientale. Si appiccano i roghi alle discariche illegali della camorra per occultare le prove degli sversamenti illeciti e fare spazio per altri conferimenti: è la soluzione spiaccia che trasforma quel territorio nella Terra dei fuochi, denunciata da Legambiente già nel Rapporto Ecomafia 2003 e descritta, fino nei dettagli, nelle audizioni del 2004 davanti alla Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Qui finiscono, senza alcuna precauzione, ma scaricati a cielo aperto, scarti di ogni tipo, soprattutto i più pericolosi e costosi da smaltire da alcuni segmenti del mondo industriale, italiano e non solo.
Anche quando il punto di arrivo di questi traffici è una discarica autorizzata, come nel caso della Resit di proprietà dell’avvocato di Parete, Cipriano Chianese, attualmente sotto processo, con Legambiente costituita come parte civile, i numeri contenuti nelle perizie sono da brivido: in questo sito sono state sotterrate, fino a 30 metri di profondità, qualcosa come 341 mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, 160 mila e 500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi e 305 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani: più o meno 800 mila tonnellate di scorie che stanno minacciando di inquinare finanche la falda acquifera, creando le condizioni per un disastro ambientale e sanitario di proporzioni immani. La relazione del geologo Giovanni Balestri, nominato Ctu dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli per capire cosa è stato veramente scaricato nei siti indicati dal collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo lascia senza fiato. Un documento che è entrato di diritto nella storia della Terra dei fuochi, certificando una volta per tutte l’entità del disastro creato. Il geologo nella sua lunga relazione fa una mappatura precisa dei veleni che sono stati sversati nei vari siti indicati da Vassallo e da quanto emergerebbe in altre indagini con relativi sequestri. Nel lungo elenco di rifiuti, indicati sito per sito, per anno e per ciascuna azienda coinvolta, spesso è costretto pure a usare l’espressione “di tutto”, vista l’impossibilità di censire ogni tipologia di rifiuti finiti dentro quella discarica. Solo per avere un’idea di cosa si sta parlando, qui sono stati scaricati rifiuti di ogni tipo: melme oleose, pulper, fanghi dell’Acna, rifiuti civili, rifiuti solidi, rifiuti liquidi speciali, rifiuti ospedalieri, oli esausti, Fluff, batterie, acidi, fanghi umidi palabili, ceneri da centrali Enel, percolati e fanghi liquidi, prodotti caseari, fanghi da concerie, fanghi industriali, rifiuti trattati e fanghi palabili, inerti da demolizioni, balle di stracci, rifiuti speciali urbani, idrocarburi pesanti, scorie alluminio, timbri, acque reflue industriali, acque reflue civili e così via all’infinito.
A gestire i traffici non è soltanto il clan dei casalesi. Una sentenza recente da parte del Tribunale di Santa Maria di Capua Vetere ha condannato a pene reclusive di 16 e 18 anni (e ai risarcimenti dei danni verso le parti civili, compresa Legambiente) due esponenti del clan dei Mazzacane, attivo nell’area di Marcianise, anche loro responsabili di imponenti traffici e smaltimenti illegali di rifiuti attraverso una fitta ragnatela di società. Una sentenza che quasi non ha fatto notizia ma che rappresenta uno dei risultati più significativi ottenuti finora nei confronti dell’ecomafia. Così come è da sottolineare, a proposito di una delle grandi protagoniste di questa relazione, la Resit, che riguarda la condanna del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti a 20 anni per avvelenamento delle acque e disastro ambientale aggravato al termine del processo con rito abbreviato per la gestione ultratrentennale della discarica. Insieme a lui, è stato condannato anche l'ex parlamentare del Partito Radicale Mimmo Pinto a sei anni di reclusione per disastro ambientale e falso (per lui è arrivata, invece, l’assoluzione dall'accusa di aver contribuito all'avvelenamento della falda ed è stata anche esclusa la aggravante dell'aver agito per favorire il clan dei casalesi), mentre sono stati dichiarati prescritti gli altri reati di cui era imputato. Secondo l'accusa, la falda è stata avvelenata a partire dagli anni Settanta con continui ed illeciti sversamenti di sostanze tossiche organizzati dal gruppo camorristico dei “Casalesi” con la complicità dell'avvocato Cipriano Chianese, titolare, appunto, della discarica Resit. Il coinvolgimento di Pinto, secondo i giudici, è relativo al 2003 quando proprio questa discarica venne destinata dal Commissario per l’emergenza rifiuti al Consorzio Napoli 3, presieduto da Pinto, per sversare rifiuti solidi urbani e per stoccare le famose ecoballe, e per questo finito a processo.
Dai processi in corso sulle discariche dei veleni, come quello relativo alla gestione della discarica di Pianura, spuntano altri documenti tecnici al vaglio dei magistrati che allargano ancora lo spaccato dei rifiuti finiti in Campania: a Pianura, secondo queste relazioni, sono stati trovati ceneri dell’impianto Enel di Brindisi, fanghi fitopressanti di concerie di Chivasso, terre di filtrazione dell’Agip di Robassomero, polveri di amianto di Torino, cosmetici scaduti di Roma e Opera (Mi) e Bologna, morchie di veniciatura di Novara, Pordenone e Paraona (Pv), terre di bonifica inquinate da gasolio di Sannazzaro (Pv), terre di bonifica di Milano, fanghi di verniciatura e altri fanghi palabili di San Giuliano Milanese, scorie e ceneri di alluminio delle fonderie Riva di Parabbiago (Mi), fan ghi di depurazione dell’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano (To), scarti di collante acrilico e altri residui di mescolatore di Cuzzano Premosello (No).
Questi documenti e i numeri raccolti ed elaborati da Legambiente riescono solo parzialmente a dare l’idea del peggiore e meglio riuscito esperimento criminale giocato sui rifiuti ai danni di intere comunità. Avvelenamento di cui oggi, a differenza di ieri, conosciamo però i responsabili, i nomi e i cognomi, insieme alle sigle delle loro società e i numeri di targa dei loro mezzi. Veri e propri criminali che adesso dovrebbero essere chiamati, insieme a chi gli ha conferito i rifiuti e a chi, per inerzia o collusione, non li ha contrastati, a rispondere dinanzi alla legge, risarcendo i danni economici e morali alle comunità-vittime.
Ricostruire le rotte dei traffici, approfondire l’esame di quanto è già stato accertato dalla magistratura e dalle forze dell’ordine vuole essere un contributo di verità e giustizia nei confronti dei tanti onesti cittadini campani che vogliono riscattare il proprio territorio e affermare i principi di legalità e trasparenza. Una speranza, questa, che vorremmo si realizzasse il più presto possibile. Per fermare le illegalità e l’ecomafia è necessario dare risposte efficaci, troppo a lunghe rimandate, che richiedono uno sforzo congiunto di tutti. E trasformare le giuste proteste in proposte per archiviare la triste lunga stagione della Terra dei Fuochi, tornare a raccontare la Terra Felice e riaccendere la speranza di un futuro migliore.

Vanno in questo senso le proposte elaborate insieme da Legambiente, Libera e Fiom:

– rendere pubblica e aggiornare l’attività di mappatura e censimento dei siti contaminati;
avviare una sistematica e puntuale attività di campionamento ed analisi dei prodotti ortofrutticoli ed alimentari per valutare l’eventuale trasferimento di inquinanti ambientali negli stessi;
reperire risorse e predisporre strumenti certi ed efficaci per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree inquinate, in particolare per consentire la realizzazione in surroga degli interventi nei siti di proprietà privata per i quali non sia possibile risalire al responsabile dell’inquinamento;
avviare in tempi rapidi il Registro Tumori della Regione Campania;
- individuare un piano sanitario pubblico specifico per le zone colpite dagli sversamenti e dichiarate ad alto rischio di tumori, anche al fine di informare la popolazione su precauzioni da osservare;
-definire strumenti procedurali concreti al fine di consentire l’effettivo esercizio del diritto di risarcimento del danno ambientale;
-sostenere una rete di aziende e soggetti pubblici che promuovano e difendano la Campania pulita; predisporre un piano di riconversione delle aree contaminate basato sulle tecniche no food e sulla fitoremediation perseguendo una giustizia sociale e ambientale in Campania;
- introdurre nel Codice Penale i delitti contro l’ambiente, così da consentire alle forze dell’ordine e alla magistratura di prevenire e reprimere in maniera più efficace i fenomeni d’illegalità e criminalità ambientale;
- rafforzare l’attività di controllo e presidio del territorio, coinvolgendo, nelle giuste forme, anche la popolazione;
-istituire in Campania, a partire dalla Terra dei fuochi, un Osservatorio tecnico scientifico indipendente che accompagni questa lunga e difficile stagione di affermazione della legalità e di risanamento ambientale.

venerdì 15 novembre 2013

Libreria in via Argine, la lettura è gratis

Apre martedì nel centro commerciale Auchan lo spazio "Libri al centro". Sarà possibile prendere in prestito testi scambiandoli con altri
Apre una nuova libreria nel centro commerciale Auchan in via Argine. Lo spazio che aprirà martedì nell'ipermercato della catena francese, nel crocevia tra Poggioreale, Barra, Ponticelli e San Giovanni, si annuncia come "la più grande libreria realizzata dai lettori dove è possibile prendere un libro gratuitamente e donarne uno già letto". 

Nel cuore dell'area orientale entrano per la prima volta fenomeni come il booksharing e bookcrossing. Dalle 9 alle 21 al primo piano è aperta a tutti una sala di lettura di duecento metri quadrati, senza sorveglianza, messa a disposizione e allestita da Auchan. Cinquemila libri di vario genere. Due file di divani e due contenitori dove depositare i volumi da rimettere in circolo.

L'iniziativa, ideata e promossa da Legambiente Campania sulla scia del successo della librerie da spiaggia, si chiama "Libri al centro" e lancia la sfida al territorio: diffondere la cultura gratuitamente si può, fermarsi a leggere un classico o un giallo in un luogo deputato agli acquisti di ben altro genere ora è possibile. Il centro commerciale si scopre utile per lo sviluppo intellettuale dell'ex perimetro operaio.

"Martedì presentiamo l'iniziativa alla cittadinanza - spiega l'ideatore Pasquale Colella che ha inseguito il progetto con Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania - la sperimentazione di due mesi, da agosto a oggi, ci ha incoraggiato: centinaia i libri già depositati e altrettanti i commenti entusiastici lasciati dalle persone nel guestbook. Prossimamente organizzeremo anche presentazioni di libri, performance e piccoli concerti".

Una signora un mese fa ha preso "Guerra e Pace" di Tolstoj per la figlia che doveva leggerlo a scuola: lei non poteva comprarglielo e in cambio ha lasciato un altro libro. "Sono stato felice - racconta Colella - significa che in quella zona una libreria gratuita serve più che in altri luoghi della città."

I primi risultati hanno convinto il direttore del centro, Giovanni Argenio, e con l'anno nuovo l'esperimento dovrebbe partire anche nel centro Auchan di Giugliano, altra area a rischio degrado tra le più popolate d'Europa.

Martedì


all'inaugurazione della libreria "popolare" nel centro Auchan in Via Argine 380 alle 11 si presenterà il libro del giornalista Ettore De Lorenzo "Quando avevo vent'anni". Sono stati invitati il sindaco de Magistris, l'assessore regionale all'Istruzione Caterina Miraglia e il presidente della sesta Municipalità Anna Cozzino. Sarà esposta anche una mostra di dipinti dei pazienti del centro di igiene mentale dell'Asl di Ponticelli.
Riunione circolo Legambiente Woodwardia
domenica 17 novembre dalle ore 20 
presso l'Asharam - bene confiscato alla camorra
via S.Caterina n.11 Castellammare di Stabia 

Ordine del giorno :
Cartoniadi
Festa dell' albero del 22 novembre
notte verde 
varie ed eventuali 

La partecipazione è aperta a tutti,
chiunque vuole può tesserarsi in loco.

Invitiamo i soci e tutti coloro interessati alle nostre attività a partecipare.

martedì 12 novembre 2013

DALLA TERRA DEI FUOCHI ALLA TERRA FELIX

Legambiente, Libera e Fiom aderiscono e partecipano alla manifestazione sulla Terra dei Fuochi del 16 novembre a Napoli. Il vero e proprio ecocidio che si sta consumando alla luce del sole tra le province di Napoli e Caserta, nella "Terra dei fuochi" ormai simbolo e paradigma dei traffici illeciti di rifiuti e dell'estrema pericolosità dell'ecomafia, rappre­senta un attentato all'ambiente, alla salute dei cittadini e allo sviluppo del territorio. È una brutta storia che riguarda soprattutto il futuro. La gravità della situazione e l'urgenza di dare risposte effica­ci, troppo a lungo rimandate, richiede uno sforzo congiunto di tutti affinché la Terra dei fuochi possa tornare ad essere di nuovo "Terra felix": terra felice. Con questo spirito Legambiente, Libera e Fiomhanno promosso verso la manifestazione di Napoli, un'assemblea pubblica che si svolgerà il 13 novembre alle ore 17,00 presso il Seminario Vescovile di Aversa.Saranno presenti Gianni Solino, Coordinatore Provinciale Libera Caserta; Rossella Muroni Direttore Nazionale Legambiente; Enrico Fontana Direttore Nazionale Libera;Michele De Palma Fiom Nazionale;Andrea Amendola Fiom Campania; Michele Buonomo presidente Legambiente Campania; Don Giuseppe Esposito· Diocesi di Aversa; Valerio Taglione Coordinamento Don Peppe Diana; Alessandro Gatto WWF.

La mobilitazione popolare- scrivono in una nota Legambiente, Libera e Fiom- da atto di denuncia, si deve trasformare in proposta politica, di cui le amministrazioni locali e il governo nazionale devono farsi carico, mettendo in campo con urgenza una risposta concreta. Legambiente, Libera e Fiom avanzano 10 proposte specifiche basate sulla trasparenza dei dati e sulla riconversione del territorio, sulle tutele e i diritti, a partire da quello alla salute: rafforzare l'attività di controllo, coinvolgendo nelle giuste forme, la popolazione; rendere pubblica e aggiornare l'attività di mappa­tura dei siti contaminati; avviare una sistematica e puntuale attività di campionamento ed analisi dei prodotti ortofrutticoli ed alimentari; reperire risorse e strumenti certi per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree inquinate; avviare in tempi rapidi il Registro Tumori della Regione Campania; individuare un piano sanitario pubblico specifico per le zone colpite dagli sversamenti e dichiarate ad alto rischio di tumori; definire azioni concrete di risarcimento del danno ambientale; creare una rete di aziende e soggetti che promuovano e difen­dano la Campania pulita; mettere in campo un piano di riconversione basato sulla giustizia sociale e ambientale in Campania; 1introdurre nel Codice penale i delitti contro l'ambiente, così da consentire alle forze dell'ordine e alla magistratura di prevenire e reprimere in maniera più efficace i fenomeni d'illegalità e criminalità ambientale.

La proposta- concludono Legambiente, Libera e Fiom- che vogliamo costruire insieme, non è solo uno stimolo al dibattito pubblico attorno al tema della Terra dei fuochi, ma è anche un modo per raccontare la "Campania che resiste". Le esperienze degli agricoltori che hanno rifiutato gli sversamenti sui propri appezzamenti; le cooperative sociali che sono nate sui beni confiscati alla camorra; le lotte del lavoro che servono da esperienza e monito sul diritto alla salute; le esperienze positive che in questi anni, con il loro impegno sociale e civile, sono state sentinella nei nostri territori.

sabato 9 novembre 2013

CARTONIADI

L'iniziativa prevede che i gazebo, oltre alla diffusione di materiale informativo, assegneranno per ciascun Kg di "carta, cartone e cartoncino"conferito 1 punto. Saranno assegnati 1,2 punti invece se la "carta" verrà conferita presso L'Isola Ecologica di Traversa Fondo d'orto dal Lunedì al Sabato dalle ore 07:00 alle ore 19:00. ACCORRETE IN TANTI!
Cartoniadi

venerdì 8 novembre 2013

13 novembre, assemblea pubblica: “Dalla Terra dei fuochi alla Terra felice”

Il vero e proprio ecocidio che si sta consumando alla luce del sole tra le province di Napoli e Caserta, nella “Terra dei fuochi” ormai simbolo e paradigma dei traffici illeciti di rifiuti e dell’estrema pericolosità dell’ecomafia, rappresenta un attentato all’ambiente, alla salute dei cittadini e allo sviluppo del territorio. Insieme a Libera e Fiom, oltre a stimolare un dibattito pubblico su questa tragedia che incombe sul nostro futuro, vogliamo raccontare la “Campania che resiste”. 
banner_social_1000x750 loghiLe esperienze degli agricoltori che hanno rifiutato gli sversamenti sui propri appezzamenti; le cooperative sociali che sono nate sui beni confiscati alla camorra; le lotte del lavoro che servono da esperienza e monito sul diritto alla salute; le esperienze positive che in questi anni, con il loro impegno sociale e civile, sono state sentinella nei nostri territori. C’è chi ha denunciato in questi anni, ben prima delle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, il disastroso impatto ambientale che stava avvenendo a danno delle nostre vite: le conseguenze che avrebbero determinato i roghi e gli sversamenti illeciti, l’assenza di una politica che mettesse al centro la qualità del territorio, la sostenibilità ambientale e la giustizia sociale. E di questo vorremmo discutere in un’assemblea pubblica.
Mercoledi 13 novembre, Seminario Vescovile – via Riccardo di Aversa Conte Normanno – Aversa (Caserta) 
DALLA TERRA DEI FUOCHI ALLA TERRA FELICE
Introduce
Giovanni Solino Coordinatore Provinciale Libera Caserta
Intervengono:
Rossella Muroni, Direttore Nazionale Legambiente
Enrico Fontana, Direttore Nazionale Libera
Michele De Palma, Fiom Nazionale
Andrea Amendola, Fiom Campania
Michele Buonomo, Legambiente Campania
Diocesi di Aversa
Valerio Taglione, Coordinamento Don Peppe Diana
Alessandro Gatto, WWF
L’appuntamento del 13 è nell’ambito della mobilitazione generale prevista a Napoli per sabato 16 novembre: Legambiente, Libera e Fiom saranno in corteo.
Cosa chiediamo
1) rafforzare l’attività di controllo, coinvolgendo nelle giuste forme, la popolazione;
2) rendere pubblica e aggiornare l’attività di mappatura dei siti contaminati;
3) avviare una sistematica e puntuale attività di campionamento ed analisi dei prodotti ortofrutticoli ed alimentari; 4) reperire risorse e strumenti certi per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree inquinate;
5) avviare in tempi rapidi il Registro Tumori della Regione Campania;
6) individuare un piano sanitario pubblico specifico per le zone colpite dagli sversamenti e dichiarate ad alto rischio di tumori;
7) definire azioni concrete di risarcimento del danno ambientale;
8) creare una rete di aziende e soggetti che promuovano e difendano la Campania pulita;
9) mettere in campo un piano di riconversione basato sulla giustizia sociale e ambientale in Campania;
10) introdurre nel Codice penale i delitti contro l’ambiente, così da consentire alle forze dell’ordine e alla magistratura di prevenire e reprimere in maniera più efficace i fenomeni d’illegalità e criminalità ambientale
Per info e adesioni: LEGAMBIENTE campagne@legambiente.campania.it 081 261890
LIBERA campania@libera.it FIOM fiomcampania54@gmail.com

martedì 5 novembre 2013

CARTONIADI


Il Comune di Castellammare di Stabia lo scorso mese di Aprile 2013 è stato scelto dal Consorzio COMIECO (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli imballaggi a base Cellulosica), assieme ad altri 6 comuni della provincia di Napoli (Acerra, Casalnuovo, Ercolano, Marano di Napoli, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata), per partecipare alle CARTONIADI, una vera e propria gara, che si terrà nel mese di novembre 2013, a chi raccoglie più carta e cartone di buona qualità in provincia di Napoli e al Comune vincitore sarà assegnato un premio in denaro che dovrà essere utilizzato obbligatoriamente a favore della collettività.

Il Comune in collaborazione la Multiservizi, l'ASCOM e le Associazioni Ambientaliste organizza, per incrementare la raccolta nel mese di novembre, degli eventi collaterali differenziati per le diverse categorie di utenza a cui sono rivolti, proponendo una "gara nella gara".

- le SCUOLE :
un furgone brandizzato con il logo della Multiservizi e dell’evento girerà per la città per il ritiro presso tutte le scuole cittadine. Per ogni istituto scolastico si manterrà il conto dei kg della quantità di carta e cartone raccolta in relazione della popolazione scolastica (Kg pro-capite per alunno). Ogni settimana sarà comunicata la classifica aggiornata e ai primi tre istituti alla fine del mese di novembre sarà assegnato un premio messo in palio dall’ASCOM.
Per tale motivo si invitano le scuole a impegnarsi al massimo, accogliendo l’invito di svuotare gli archivi di documenti vecchi il più possibile.

- le FAMIGLIE :
le famiglie sono sempre e comunque il target principale di riferimento, considerato che le Cartoniadi si riferiscono al calcolo del consumo di carta e cartone in Kg pro-capite per abitante.
L’iniziativa proposta consiste in una gara tra famiglie che durerà per tutto il mese con l’organizzazione anche delle domeniche ecologiche, dedicate solo alla raccolta di carta e cartone con allestimento di gazebo e diffusione di materiale informativo.
In particolare per le famiglie si è pensato di assegnare un punto per ciascun chilo di carta, cartone e cartoncino conferito presso i gazebo e un 1,2 punti per chi conferisce carta, cartone e cartoncino tutti i giorni dal lunedì al sabato dalle ore 07,00 alle ore 19,00 presso l’isola ecologica di Traversa Fondo d’Orto.
I punti i cui si allestiranno i gazebo nelle tre domeniche sono:
• in Villa Comunale presso la Cassarmonica;
• in Piazzale San Marco antistante lo stadio Menti;
• una postazione itinerante che verrà comunicato di settimana in settimana

- i COMMERCIANTI :
la categoria dei commercianti svolge un ruolo importantissimo nella gara e pertanto il coinvolgimento degli stessi diventa centrale per il raggiungimento degli obiettivi.
I commercianti son chiamati a raccogliere correttamente più carta e cartone. In premio avranno una festa dedicata al quartiere.

Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare collaborando in maniera attiva e responsabile per il miglioramento della NOSTRA città.
Link all'evento

venerdì 1 novembre 2013

Premio ambientalista dell’anno, ecco i finalisti

Otto i candidati in corsa per l’edizione 2013 del riconoscimento promosso da Legambiente e La Nuova Ecologia insieme al Comitato organizzatore di Casale Monferrato. Il premio è dedicato a Luisa Minazzi, l’attivista che ha difeso i diritti delle persone esposte all’amianto.
Chi l’ha detto che l’Italia è in crisi? A osservare gli otto candidati in corsa per l’edizione 2013 del premio “Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno”, organizzato da Legambiente e La Nuova Ecologia, emerge un’altra Italia: un paese che vuole reagire, investire sul domani e impegnarsi concretamente per gli altri e per l’ambiente. “Otto figure che raccontano una società dinamica e coraggiosa, capace di puntare sull’ambiente e la legalità, innovare e combattere nella società civile, nell’impresa e nella pubblica amministrazione per il bene collettivo”, spiega Marco Fratoddi, direttore del mensile di Legambiente che promuove l’iniziativa giunta alla settima edizione e intitolata a Luisa Minazzi. L’attivista di Casale Monferrato (Al) scomparsa nel 2010, tra le fondatrici del circolo locale di Legambiente e già assessore comunale all’ambiente, quando contribuì all’ordinanza con la quale fu proibito l’uso di eternit nell’intero territorio.
I candidati provengono da diverse regioni e sono impegnati su più fronti. C’è la bresciana Stefania Baiguera che organizza mobilitazioni per combattere la contaminazione da Pcb e dalle diossine degli impianti chimici di Brescia, mai bonificati. Poi le mamme di Nonsolociripà, distribuite in 18 regioni, che promuovono l’utilizzo dei pannolini lavabili a basso impatto ambientale, il sindaco Ivan Stomeo di Melpignano (Le) che ha varato il fotovoltaico sui tetti del paese grazie a una cooperativa di cittadini. E ancora Renata Lovati, imprenditrice agricola milanese che integra la produzione bio con quella dell’energia rinnovabili ed è tra le protagoniste della battaglia contro il consumo di suolo, Domenico Lestingi, oggi disoccupato per aver denunciato una ditta pugliese che smaltiva in maniera illecita i rifiuti a Conversano (Ba), il parroco Maurizio Patriciello di Caivano (Na) che unisce all’attività pastorale la vigilanza permanente contro gli interessi della criminalità organizzata nel trattamento illecito dei rifiuti. Andrea Sforzi, zoologo con la passione per l’avifauna, impegnato in un difficile progetto per reintrodurre il falco pescatore, fra i più a rischio del Mediterraneo e ancora Giuseppe Di Gennaro che con la sua azienda rappresenta un punto d’eccellenza in Campania nel recupero della carta educando inoltre i cittadini alla differenziata.
Gli otto finalisti sono stati scelti da una giuria d’esperti di cui fanno parte Rosy Battaglia (giornalista free lance), Paola Bolaffio (presidente di Giornalisti nell’erba), Vittorio Cogliati Dezza (presidente di Legambiente), Tessa Gelisio (conduttrice di programmi tv sull’ambiente), Luca Gioanola (sindaco di Mirabello Monferrato e membro del direttivo dell’associazione Comuni virtuosi), Toni Mira (giornalista del quotidiano Avvenire) e Giuseppe Onufrio (direttore di Greenpeace). Il vincitore riceverà un premio simbolico, una targa e l’abbonamento al mensile “La Nuova Ecologia”, che sarà consegnato a Casale Monferrato, dove si è costituito un Comitato organizzatore presieduto da Giampaolo Minazzi e composto da diverse realtà del territorio: Afeva (Associazione familiari vittime dell’amianto), Agesci gruppo Casale 1, Comuni virtuosi, Auser (Casale Monferrato), Club Alpino Italiano (Casale Monferrato), Equazione, L’albero di Valentina, circolo Verde Blu di Legambiente e Legambiente Piemonte, Voci della memoria.
Adesso tocca ai lettori scegliere il vincitore. Per votare basta compilare e rispedire entro e non oltre domenica 10 novembre, la scheda pubblicata su La Nuova Ecologia di settembre, ottobre e novembre. È anche possibile votare on line seguendo le istruzioni pubblicate su www.lanuovaecologia.it e utilizzando l’indirizzo e-mail (ambientalista2013@lanuovaecologia.it).